Un’ipotesi in itinere, ormai quasi avvalorata, quella per cui la categoria degli psicoterapeuti sembrerebbe risultare sempre più svilita dall’incedere imperioso della tecnologia online.
È quanto risulterebbe, infatti, da una notizia battuta dall’Ansa in data 7 ottobre 2013, nella quale sono riportati i risultati cui è pervenuto uno studio dell’unità di ricerca clinica su ansia e depressione dell’ospedale Saint Vincent di Sydney, dimostrando come le terapie online abbiano raggiunto risultati più efficaci rispetto alle visite vis à vis tra paziente e psicoterapeuta, all’interno di uno studio nel quale si svolgano i canonici 60 minuti di colloquio.
La ricerca, pubblicata sulla rivista Australian and New Zealand Journal of Psychiatry, dimostra, infatti, come su un campione di circa 1000 pazienti siano stati raggiunti ottimi e maggiori traguardi, rispetto a quanto generalmente si verifichi con terapie di tipo canonico effettuate, finanche, all’interno di eminenti cliniche di salute mentale, il tutto grazie all’ausilio di programmi internet elaborati ad hoc.
La ricerca, pervenuta alla sua conclusione, ha quindi dimostrato come i risultati della terapia online abbiano bissato rispetto ai canoni della terapia classica, e come dopo soli sei mesi sia stato possibile constatare la durata inalterata dei risultati raggiunti.
Altro successo della terapia online ha riguardato un minore abbandono della stessa, che è stato registrato essere solo del 20%, cifra indubbiamente inferiore ai dati del 50% per quanto riguarda, invece, le terapie faccia a faccia.
Il successo della sperimentazione online si deve anche e certamente alla perizia dell’unità di ricerca che, sviluppando programmi atti al superamento di forme patologiche di timidezza e di depressione, nonché di attacchi di panico e di disturbi di ansia generalizzata, ha efficacemente utilizzato tutte le tecniche legate alla terapia del comportamento cognitivo.
Accanto, infatti, a tutta una serie di “compiti” da eseguire a casa i terapeuti, utilizzando meno di due ore per paziente in cura e nell’arco di solo sei sessioni da dividere per 10 settimane, hanno portato a termine una sperimentazione dai risultati eccellenti.
A tal proposito, è stato proprio il direttore dell’Unità di ricerca clinica e docente di psichiatria dell’Università del Nuovo Galles a parlare di risultati preoccupanti per gli psicoterapeuti intesi alla maniera classica, giacché, quella che è la relazione tra terapeuta e paziente, da sempre elemento fondante del rapporto stesso, in una qualche maniera è stata messa in discussione dai nuovi traguardi raggiunti, offrendo peraltro un risvolto della medaglia non indifferente: la possibilità cioè di risparmiare, sia in termini di tempo che di denaro, dal momento che, trattandosi di un rapporto virtuale, i costi che normalmente gravano all’interno di uno studio terapeutico verranno chiaramente ad abbassarsi, permettendo quindi a più persone di potersi avvicinare alla terapia.