23/03/2017 - Workaholic, se il lavoro è un'ossessione

Lo psicologo statunitense Wayne Edward Oates nel 1971 coniò la parola Workaholism, allo scopo di  indicare la dipendenza da lavoro, grazie ad un termine  che nasce dalla fusione di due vocaboli inglesi: work (lavoro) e alcoholism (alcolismo). Letteralmente tradotto questo sostantivo significa  “ubriacatura da lavoro”. Fu, dunque, con il termine  Workaholic  che l’autore descrisse una persona il cui comportamento si presenta compulsivo nei confronti del lavoro, nello stessa maniera in cui quello dell’alcolista lo è nei confronti dell’alcool (Robinson B. , 1998). Ciò che, in effetti,  emerge immediatamente nelle persone affette da Workaholism, è una sorta di sopraffazione del mondo lavorativo su tutti gli altri aspetti della vita del soggetto.

Il lavoratore Workaholic è un individuo il cui bisogno di lavorare è diventato tanto eccessivo da creare un vero e proprio disturbo, interferendo sulla salute del suo corpo e sulla felicità personale, oltre che nell’ambito delle relazioni interpersonali e di conseguenza sul funzionamento ed il rendimento sociali. (Oates, 1971, Guerreschi, 2009)

La dipendenza da lavoro, work addiction o workaholism è caratterizzata da:

  • tempo eccessivo dedicato al lavoro (più di 12 ore al giorno, compresi i week end e le vacanze);
  • pensieri ossessivi e preoccupazioni collegati al lavoro;
  • poche ore notturne dedicate al sonno con conseguente irritabilità, aumento di peso, disturbi psicofisici, impoverimento emotivo, sbalzi di umore;
  • abuso di sostanze eccitanti (caffeina).   

Le persone affette da Workaholism sono costantemente focalizzate sul lavoro a scapito delle relazioni sociali, familiari ed affettive, giacché la Work addiction, divenendo un vero e proprio disturbo ossessivo-compulsivo, tende ad autoalimentarsi attraverso richieste autoimposte ed incapacità nel regolare le abitudini lavorative. Il lavoro diventa l’unica fonte di soddisfazione personale, poiché è l’unica maniera attraverso cui il soggetto riesce a raggiunger i propri obiettivi. Questa dipendenza tende solitamente a mascherare il senso di inadeguatezza e di frustrazione avvertiti nelle relazioni sociali e familiari. A seguito del rendimento lavorativo proficuo, la Work Addiction viene rinforzata socialmente, anche a livello comportamentale.  Le aziende che inizialmente apprezzano la produttività lavorativa del proprio dipendente, successivamente hanno modo di rilevare la disfunzionalità di alcuni comportamenti come: le relazioni interpersonali ostili, una bassa soddisfazione lavorativa, alti livelli di stress, problemi fisici e psicologici, scarse performances, ecc.

Il Workaholism è una dipendenza che in quanto tale, e come tutte le dipendenze, può essere curata solo ed esclusivamente da psicoterapeuti esperti del settore. 

Al fine di scongiurare che i loro dipendenti sviluppino questo tipo di problematica, le aziende tentano di promuovere lo strumento del Work life balance, vale a dire la giusta promozione nel corretto bilanciamento (equilibrio) tra lavoro e vita privata. La motivazione e la gratificazione del dipendente, le strategie di gestione del tempo, i feedback positivi, le ricompense monetarie, la corretta valorizzazione delle persone, il riconoscimento delle necessità e dei bisogni dei dipendenti, sono solo alcuni degli strumenti utilizzabili.  

Solo l’azienda che tutela i propri dipendenti, valorizzandone l’attività lavorativa e permettendo loro di conciliare gli impegni privati con quelli personali riuscirà a conseguire notevoli traguardi. Lavoro e famiglia rappresentano, infatti, due degli aspetti essenziali della vita umana, assolutamente necessari ed imprescindibili ed attraverso i quali ogni persona ricerca la realizzazione del Sé.